"Tutto inizia da un'idea, quella di abbracciare le istanze contenute nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile in particolare l’obbiettivo n. 16:

“Pace, giustizia e istituzioni forti”, riteniamo che “soltanto in una società pacifica, libera e con istituzioni democratiche solide si possono raggiungere traguardi di giustizia sociale, diritti umani, civili e inclusione

che sono già alla base dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana".

Associazione Nazionale Partigiani d’Italia              

Gli Organizzatori

Portami Via Festival
Comitato Martiri del Falchetto

Radicarsi significa ancorarsi saldamente a un territorio. Emanare radici profonde, assorbire un humus antico fatto di paesaggio, di terra, di vite degli uomini, di lotte e emancipazioni, di leggende
cronache storie.
Un processo di identificazione che può essere effettuato tanto per la libera e prolungata scelta derivata da una visione come per accettazione di una genealogia, di una nascita, di un nome.
Ci sono luoghi che ci incatenano, persone che ci incatenano e questo imprigionamento ha più spesso tonalità vivificanti anziché oppressive.
Una accettazione di subordine che paradossalmente conduce verso una idea eterna di libertà: quella di appartenere.
È una tensione dinamica che oltrepassa le apparenze, in movimento costante verso le proprie origini e nel desiderio di un riconoscimento con il circostante.
Concetti di segno opposto ai malintesi attuali che promuovono come libertà la mancanza di costrizioni, di confini, di legami, senza un tempo precedente, senza un tempo futuro.
Un immiserimento senza centro che rende chi lo pratica – o chi è costretto a praticarlo, per condizioni materiali – soggetto di spaesamento e alienazione, di distanza da se stesso.
Di solitudine, in una parola.

Su queste tensioni si gioca l’edizione 2024 del Portami via festival, dedicata all'idea di una residenza come Resistenza esistenziale e concreta.

Massimo Zamboni